DECIMO DUCA DI MANTOVA, OTTAVO DEL MONFERRATO
La prematura salita al potere
Nel 1652, alla sua morte, Carlo II lasciò un solo erede: Ferdinando Carlo che,
data l'età (aveva solamente tredici anni), venne affiancato dalla madre,
l'arciduchessa Isabella Clara, prima tutrice e poi reggente dello Stato.
Quest'ultima, dopo la morte del marito, continuò ad appoggiarsi ai consigli del
conte Bulgarini, suo amante e personaggio di rilievo nella vita culturale
Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers,
decimo e ultimo duca di Mantova.
Affresco settecentesco un tempo nella "Sala dei Principi" di Palazzo Ducale e,
dopo il ritrovamento del ciclo del Pisanello, ricollocato nell'Appartamento della Guastalla
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mantovana. Dopo il passaggio pieno dei poteri a Ferdinando Carlo, Isabella si
ritirò nel palazzo di Goito ma il rapporto con il Bulgarini si interruppe:
dapprima egli sfuggì a un attentato, in seguito la duchessa fu costretta ad
entrare nel monastero di Sant'Orsola (dove morì nel 1685) mentre il conte venne
rinchiuso nel convento di San Domenico.
Come detto Ferdinando Carlo iniziò a governare in pienezza con la maggiore età
raggiunta nel 1670 (era infatti nato il 31 agosto 1652 a Revere), e fu il decimo
duca di Mantova, l'ottavo del Monferrato e di Charleville. I documenti e le
cronache non sono certo clementi con questo duca, sempre incerto sul fronte delle
decisioni politiche, sempre pronto agli eccessi nella vita privata, eppure
specchio di un'età difficile.
Alleanze e contrasti
Come saggiamente deciso dalla madre, nel
1671 Ferdinando Carlo sposò Anna Isabella Gonzaga di Guastalla e in questo modo
si sanarono i conflitti annosi con questa casata. Il padre della sposa, don
Ferrante, rinunciava infatti così a Luzzara e Reggiolo e consegnava, alla sua
morte, il ducato di Guastalla alla figlia (ma, nel caso in cui ella non avesse
avuto eredi maschi, il ducato sarebbe passato al fratello don Vespasiano
Gonzaga).
Nel 1680 Luigi XIV re di Francia cercò di recuperare il controllo di Casale. È
probabile che i contatti per realizzare questo obiettivo risalissero a un
trattato segreto stipulato a Versailles nel dicembre 1678 con l'agente
gonzaghesco Ercole Mattioli. Lo stesso Mattioli riferì tutto ai Savoia ma,
scoperto, venne rinchiuso nella Bastiglia con il volto coperto da una maschera
di ferro (fatto che ha ispirato adattamenti romanzeschi). La situazione ebbe una
svolta con il matrimonio tra Vittorio Amedeo duca di Savoia e l'Infanta del
Portogallo (erede dello Stato). Fu allora che il re propose al duca di Mantova
la cessione del Monferrato a suo favore. E ciò accade nel 1681.
I riprovevoli sperperii
La vita del duca di Mantova proseguì tra feste e divertimenti e, nonostante la
situazione economica fosse precaria, il duca in cerca di gloria organizzò due
spedizioni in Turchia, dissanguando così le casse ducali. Tutto questo mentre
già si preparavano nuove questioni: nel 1690 le armi spagnole demolirono
le mura di Guastalla, nonostante il parere contrario del duca. La soluzione del
duca fu la fuga: lasciato il governo del paese alla moglie, egli riparò a
Venezia.
Le sue mogli
Nel 1693 Ferdinando Carlo perse definitivamente Guastalla mentre nel 1695 Casale
viene restituita al duca di Mantova, dopo una guerra-beffa che in realtà
nasconde un accordo tra Savoia e i francesi. In quei tempi così difficili la
duchessa dimostrò grande prontezza percorrendo a cavallo la città per
tranquillizzare i suoi abitanti. Anna Isabella morì nel 1703 ma il duca era già
pronto per cercare una sposa che potesse dargli il tanto sospirato erede. Tra
due possibili candidate, la ricca principessa di Condé e la meno ricca
Suzanne Henriette d'Elboef di Lorena, scelse la seconda, graziosa diciannovenne.
Decisa la sorte della futura duchessa, ella intraprese un avventuroso viaggio
per mare, con tanto di attacco da parte di navi inglesi che tentarono invano di
rapirla. Il matrimonio venne celebrato a Tortona ma neppure queste nozze
donarono il tanto atteso erede: la giovane sposa avrebbe vissuto la fine del
ducato e sarebbe morta, venticinquenne, nel 1710.
L'avvicinarsi della fine dei Gonzaga
Si avvicinano infatti le ultime battute gonzaghesche. All'inizio del Settecento
si accese la guerra per la successione. Ferdinando poco s'interessò e forse
poco comprese della situazione che stava maturando attorno a lui: i francesi si
ritiravano dall'Italia e il re era in cerca di compromessi con gli avversari.
Riguardo Mantova i francesi volevano che restasse al suo duca, mentre i Savoia
si opponevano in quando Ferdinando Carlo era stato giudicato un traditore
dall'imperatore Leopoldo I.
Lapide mortuaria dell'ultimo Duca
Già nella chiesa di S. Francesco in Padova
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L'esilio
Era il 13 gennaio 1707 quando Ferdinando Carlo l'ultimo duca Gonzaga lasciava
per sempre la città di Mantova alla volta della Serenissima, che già
ospitava altri principi spodestati. Con l'esilio in terra veneziana, una scelta
personale del duca (che sarebbe stato ufficialmente destituito nel giugno del
1707 con la dieta di Ratisbona), si concludeva così la stagione lunga quasi
quattro secoli che aveva visto il dominio ininterrotto della dinastia sullo
stato mantovano. Ferdinando Carlo morì l'anno seguente a Padova, il 5 luglio
1708, a seguito di un trauma che si era procurato cadendo mentre si trovava su
un bucintoro. Sembra ormai superato ogni sospetto di avvelenamento.
Mentre le viscere imbalsamate del duca si trovano tuttora in Santa Sofia a
Padova, il corpo ha riposato nell'oratorio di S. Francesco della stessa città
fino alla fine degli anni Venti del Novecento, quando la chiesetta venne
distrutta. Il 17 gennaio 2002 il teschio del duca, tolto dal sepolcro patavino
nel 1926 dal discendente Carlos Ludovico Gonzaga di Vescovato, è stato
collocato nella basilica palatina di Santa Barbara in Mantova.
(p.be.)
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