Ercole

Isabella d'Este Altri Personaggi Ferrante Il mancato papa

Secondogenito di Isabella d'Este e fratello del primo duca il cardinal Ercole Gonzaga occupa un posto eminente nella storia del Cinquecento: fu per due volte, a distanza ravvicinata, reggente dello Stato mantovano per conto dei nipoti Francesco e Guglielmo, fu cardinale e per pochissimi voti nel conclave del 1559 non divenne papa, fu inoltre presidente del Concilio di Trento, momento fondamentale della storia moderna che vide un profondo rinnovamento della Chiesa Cattolica. Concilio, va detto, che in origine si sarebbe dovuto tenere a Mantova.

La vita

Come lo descrive l'ambasciatore di Venezia giunto a Mantova per i funerali del primo duca, Ercole era "Proporzionatissimo di corpo, grande di statura, di colore fra il bianco
ed il rosso. Ha nella faccia una certa dolcezza congiunta con una infinita e mirabile gravità, che al primo incontro suscita affezione e rispetto". Nato nel 1505 Ercole Gonzaga già a sedici anni era titolare del vescovado di Mantova, a lui passato in quanto lo zio Sigismondo era stato creato cardinale. Scomparso lo zio dopo sei anni Ercole ne ereditò, grazie ad Isabella d'Este, la porpora. Con questo atto divenne consuetudine, e non più
Il Duomo di Mantova come è attualmente
fatto occasionale, avere almeno un cardinale all'interno della famiglia Gonzaga. Ercole fu ordinato sacerdote a cinquantun anni, quando era vescovo di Mantova già da trentuno.

Nonostante la carriera ecclesiastica non dovesse essere l'esatta vocazione di Ercole, secondo molti storici si impose comunque di servire nel miglior modo quella causa che non aveva scelto di difendere. Vescovo e cardinale negli anni della Riforma Protestante, assimilata ad una ribellione all'autorità papale e per certi versi così temuta dai principi italiani, nel 1534 Ercole aveva ottenuto da Clemente VII tre brevi che gli concedevano pieni poteri per effettuare una visita nella sua diocesi con la facoltà di riformare ogni abuso. Per il suo impegno Ercole fu uno dei favoriti al soglio pontificio nel conclave del 1549 anche se incorse nel veto posto da Filippo II di Spagna. Non è questo però segno di infedeltà: anzi i Gonzaga erano legatissimi in questo periodo alla casa imperiale. Va ricordato piuttosto che spesso venivano posti veti sulle figure più importanti.

E infatti due anni dopo, in un concistoro segreto, Ercole, cardinale col titolo di Santa Maria Nuova, venne indicato come uno dei due legati, o presidenti, al Concilio di Trento. Nel frattempo, alla morte del duca Federico (1540) era salito al trono il figlioletto Francesco III, allora di sette anni. Il padre aveva nominato nel suo testamento come tutori del minore la vedova Margherita Paleologa e i fratelli Ercole e Ferrante.

Legislazione e politica estera

La condotta dello Stato da parte di Ercole, appoggiato con consigli preziosi dal fratello, fu accorta e all'insegna della riforma dei costumi. Il suo governo era sotto la duplice veste di vescovo e di principe dello Stato e mirò fin dall'inizio a riorganizzare giuridicamente e finanziariamente il ducato.

La reggenza di Ercole ebbe una durata di circa vent'anni. Scomparso appena diciassettenne Francesco III infatti gli successe il piccolo Guglielmo che aveva solo dodici anni.

L'entità delle riforme di Ercole è ben visibile esaminando la vita pubblica del tempo: la corte venne drasticamente ridotta da ottocento a trecentocinquanta bocche, gli uffici non vennero più venduti ma assegnati a persone competenti, il lusso venne tolto dalla circolazione attraverso un'ordinanza nota come "la pragmatica".

Proprio questo testo vietava agli uomini di indossare gioielli, e ne limitava l'uso per le donne, riduceva le portate ai banchetti, come pure la qualità delle pietanze... insomma un'austerità generale che impediva l'importazione di una serie di generi di consumo che andavano a minare l'economia dello Stato. Notevole è inoltre la serie dei pesi e delle misure ufficiali dello Stato (fatti fondere in bronzo e ancora conservati nelle collezioni civiche), cui si dovevano conformare, previo controllo annuale, gli strumenti d'uso quotidiano.

Se tanto restrittiva fu la legislazione di Ercole per la vita interna dello Stato, altrettanto oculata fu quella estera: lo sviluppo delle reti diplomatiche fu una delle concause che portarono equilibrio e splendore al ducato. Condizione ben salvaguardata dal nuovo duca Guglielmo.

Il cardinale Ercole Gonzaga morì a Trento, dove stava presiedendo il concilio, il 2 marzo 1563 all'età di 58 anni.

Particolare della "Deposizione"
probabilmente opera di Fermo Ghisioni (Sant'Egidio, Mantova).
Nel dipinto è raffigurato il cardinale Ercole Gonzaga

Poco prima, nel Concilio del 1559, per soli 5 voti non divenne papa.

La sua scomparsa

La sua salma riposa tuttora in una cassa appesa ad una parete nella sagrestia del duomo, vicino a quella del fratello Ferrante, del quale fu esecutore testamentario.

Il corpo del soldato fu posto infatti in una cassa di piombo "ricoperta di damasco bianco con le aquile gonzaghesche sopra ricamate (...) con baldacchino e il suo schienale e pendenti qua e là lo stocco, il bastone di comando e l'elmo. Lateralmente a destra e a sinistra vi sono bandiere di fanteria e anche uno stendardo spiegato di cavalleria". Il corpo del prelato fu fatto invece portare a Mantova dal cardinale Federico Gonzaga, quarto figlio di Federico I, che era succeduto allo zio al vescovato di Mantova. Il corpo di Ercole fu dunque riposto in una cassa "ricoperta di velluto cremisino col suo baldacchino e schienale consimile e col cappello cardinalizio pendente nel mezzo" e collocata a pochi metri di distanza da quella contenente i resti mortali del fratello. Entrambi i sepolcri, tuttora visibili, furono violati in epoca napoleonica dalla soldataglia in cerca di chissà quali tesori.

Nel testamento del cardinal Ercole si nota un legato di 30.000 scudi al Monte di Pietà e un contributo annuo di 300 al collegio dei Gesuiti che si andava ad insediare in Mantova: una vicinanza significativa ai bisognosi e all'istruzione pubblica, segno evidente della sua nobile condotta di principe e cardinale.

(p.be.)

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