MOGLIE DI FRANCESCO II, MARCHESE DI MANTOVA
Non vi è modo di riassumere in poche righe la vita di Isabella d'Este,
moglie di Francesco II, quarto marchese di Mantova, e universalmente ricordata
come "Prima donna del Rinascimento italiano". Il suo è un mito intramontabile,
vivo allora come ai nostri giorni. Donna bella, affascinante, di intelligenza
straordinaria e carattere fermo e volitivo, amante delle arti e del lusso, capace
di dettare la moda all'intera Europa, di reggere
ISABELLA D'ESTE ritratto di Giulio Romano
(Londra, Hampton Court)
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meravigliosamente lo Stato in
assenza del marito, di dettare la propria volontà a papi e imperatori tanto
da portare Mantova nell'Olimpo della nobiltà, di definirsi, non senza
autostima, "nipote dei re d'Aragona, figlia e sorella dei duchi di Ferrara,
coniuge e madre dei marchesi Gonzaga" (dall'iscrizione del giardino segreto di
Palazzo Ducale).
La vita
Isabella nacque il 17 maggio 1474 da Ercole I d'Este, duca di Ferrara, ed Eleonora,
figlia di Ferdinando I d'Aragona, re di Napoli. Rivelò prestissimo
un'intelligenza straordinaria, esaltata dagli insegnamenti di Jacopo Gallino,
Battista Pio, Nicolò Cosmico e Battista Guarino.
Il 28 maggio 1480 venne stipulato il contratto nuziale tra gli Este ed i Gonzaga.
Il suo promesso sposo era il primogenito di Federico I, Francesco II, che all'epoca
non era ancora quattordicenne, mentre lei (della quale il negoziatore di parte
Mantovana definita affermava che "più che la bellezza è mirabile
l'intelletto e l'ingegno suo") aveva appena compiuto sei anni. La cerimonia nuziale
venne fissata almeno dopo sette anni ed in effetti fu celebrata a Ferrara il
12 febbraio 1490. Uno degli obiettivi dell'unione era quello di creare uno stretto
legame tra le due capitali padane e Milano (giovi in questo senso ricordare l'unione
tra Alfonso d'Este e Anna Sforza, avvenuta immediatamente prima del fidanzamento tra
il Gonzaga e l'Este ).
La vita sociale
Isabella giunse a Mantova il 15 febbraio, navigando su Po e Mincio con un bucintoro.
Entrò in città tra la folla festante da Porta Pradella affascinando i
mantovani per la sua raffinatezza. Isabella fu davvero la "Prima donna del
Rinascimento". Immediatamente innamoratasi della corte mantovana (già ad un
mese dal matrimonio così scrisse al padre: "Io ho già preso tanto amore
a questa città,che non posso fare che non piglia cura de li honori et utilitate
de li citadini") il suo contributo fu determinante per l'avvento di un nuovo e fecondo
clima culturale. Di gusto finissimo, fu esigente patrona di un'importante corte di
letterati e di musici.
Non solo: fu anche in relazione coi maggiori artisti del tempo (bastino ricordare Mantegna,
Correggio, Perugino, Leonardo), molti dei quali arricchirono con le loro opere i suoi
appartamenti, ed in particolare la Grotta e lo Studiolo.
Medaglia di Isabella D'Este di Giancristoforo Romano.
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Isabella spendeva enormi cifre per
le sue mise e per i gioielli, tanto da diventare il riferimento dell'intero mondo
occidentale per la moda, il galateo, la cosmesi e la bellezza in genere. Ricordiamo che
persino i re chiedevano ai loro ambasciatori di copiare i vestiti e le gioie di Isabella
- per altro alcuni motivi ornamentali per le sue vesti erano disegnate da artisti del
calibro di Leonardo; a titolo di curiosità segnaliamo pure che Isabella fu una
delle prime a portare i "caleçon": da una lettera al Castiglione apprendiamo che ne fece
sfoggio ritrovandosi a gambe all'aria dopo che il palco sul quale si trovava era miseramente
crollato, mentre tutte le altre: "fecero uno bellissimo vedere, che erano senza calzoni;
nui per fortuna li avevamo". Ma fu anche abile ed accorta politica, reggendo lo Stato
durante le numerose assenze del marito con piglio ineguagliabile, specialmente nel
delicatissimo periodo della prigionia del marito a Venezia, ma anche dopo, ottenendo ad
esempio la porpora cardinalizia per il figlio Ercole, ricercando la dignità
ducale per Federico insomma, sotto l'aspetto bello e femminile si nascondeva un cuore
impavido, incapace di fermarsi di fronte agli ostacoli. E d'altra parte lei stessa
scriveva: "Etiam nel nostro sesso si ritrovano animi virili".
Isabella viene ricordata come bella ed incantevole e anche di questo si valse per
raggiungere i suoi obiettivi. D'altra parte l'Aretino, suo acerrimo nemico, la
ritrasse "arcidisonestamente imbellettata, i denti d'ebano et le ciglia d'avorio".
Rimasta vedova nel 1519, la marchesa si spense vent'anni più tardi,
il 13 febbraio 1539. Come ricorda lo storico Federigo Amadei fu sepolta "nel coro
interiore di S. Paola, accanto al marchese Francesco, lei consorte" che forse fu
qui traslato da S. Francesco. Nel 1966 in Santa Paola fu rinvenuta una sepoltura
signorile entro la quale erano due scheletri con caratteristiche assimilabili a
quelle di Isabella e di Francesco.
Le ossa dei marchesi sono poi purtroppo andate
perdute a causa dell'incuria di chi di dovere.
(p.be.)
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