Isabella d'Este
(1474 - 1539)

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MOGLIE DI FRANCESCO II, MARCHESE DI MANTOVA

Non vi è modo di riassumere in poche righe la vita di Isabella d'Este, moglie di Francesco II, quarto marchese di Mantova, e universalmente ricordata come "Prima donna del Rinascimento italiano". Il suo è un mito intramontabile, vivo allora come ai nostri giorni. Donna bella, affascinante, di intelligenza straordinaria e carattere fermo e volitivo, amante delle arti e del lusso, capace di dettare la moda all'intera Europa, di reggere

ISABELLA D'ESTE
ritratto di Giulio Romano
(Londra, Hampton Court)

meravigliosamente lo Stato in assenza del marito, di dettare la propria volontà a papi e imperatori tanto da portare Mantova nell'Olimpo della nobiltà, di definirsi, non senza autostima, "nipote dei re d'Aragona, figlia e sorella dei duchi di Ferrara, coniuge e madre dei marchesi Gonzaga" (dall'iscrizione del giardino segreto di Palazzo Ducale).

La vita

Isabella nacque il 17 maggio 1474 da Ercole I d'Este, duca di Ferrara, ed Eleonora, figlia di Ferdinando I d'Aragona, re di Napoli. Rivelò prestissimo un'intelligenza straordinaria, esaltata dagli insegnamenti di Jacopo Gallino, Battista Pio, Nicolò Cosmico e Battista Guarino. Il 28 maggio 1480 venne stipulato il contratto nuziale tra gli Este ed i Gonzaga. Il suo promesso sposo era il primogenito di Federico I, Francesco II, che all'epoca non era ancora quattordicenne, mentre lei (della quale il negoziatore di parte Mantovana definita affermava che "più che la bellezza è mirabile l'intelletto e l'ingegno suo") aveva appena compiuto sei anni. La cerimonia nuziale venne fissata almeno dopo sette anni ed in effetti fu celebrata a Ferrara il 12 febbraio 1490. Uno degli obiettivi dell'unione era quello di creare uno stretto legame tra le due capitali padane e Milano (giovi in questo senso ricordare l'unione tra Alfonso d'Este e Anna Sforza, avvenuta immediatamente prima del fidanzamento tra il Gonzaga e l'Este ).

La vita sociale

Isabella giunse a Mantova il 15 febbraio, navigando su Po e Mincio con un bucintoro. Entrò in città tra la folla festante da Porta Pradella affascinando i mantovani per la sua raffinatezza. Isabella fu davvero la "Prima donna del Rinascimento". Immediatamente innamoratasi della corte mantovana (già ad un mese dal matrimonio così scrisse al padre: "Io ho già preso tanto amore a questa città,che non posso fare che non piglia cura de li honori et utilitate de li citadini") il suo contributo fu determinante per l'avvento di un nuovo e fecondo clima culturale. Di gusto finissimo, fu esigente patrona di un'importante corte di letterati e di musici.

Non solo: fu anche in relazione coi maggiori artisti del tempo (bastino ricordare Mantegna, Correggio, Perugino, Leonardo), molti dei quali arricchirono con le loro opere i suoi appartamenti, ed in particolare la Grotta e lo Studiolo.


Medaglia di Isabella D'Este
di Giancristoforo Romano.
Isabella spendeva enormi cifre per le sue mise e per i gioielli, tanto da diventare il riferimento dell'intero mondo occidentale per la moda, il galateo, la cosmesi e la bellezza in genere. Ricordiamo che persino i re chiedevano ai loro ambasciatori di copiare i vestiti e le gioie di Isabella - per altro alcuni motivi ornamentali per le sue vesti erano disegnate da artisti del calibro di Leonardo; a titolo di curiosità segnaliamo pure che Isabella fu una delle prime a portare i "caleçon": da una lettera al Castiglione apprendiamo che ne fece sfoggio ritrovandosi a gambe all'aria dopo che il palco sul quale si trovava era miseramente crollato, mentre tutte le altre: "fecero uno bellissimo vedere, che erano senza calzoni; nui per fortuna li avevamo". Ma fu anche abile ed accorta politica, reggendo lo Stato durante le numerose assenze del marito con piglio ineguagliabile, specialmente nel delicatissimo periodo della prigionia del marito a Venezia, ma anche dopo, ottenendo ad esempio la porpora cardinalizia per il figlio Ercole, ricercando la dignità ducale per Federico insomma, sotto l'aspetto bello e femminile si nascondeva un cuore impavido, incapace di fermarsi di fronte agli ostacoli. E d'altra parte lei stessa scriveva: "Etiam nel nostro sesso si ritrovano animi virili".

Isabella viene ricordata come bella ed incantevole e anche di questo si valse per raggiungere i suoi obiettivi. D'altra parte l'Aretino, suo acerrimo nemico, la ritrasse "arcidisonestamente imbellettata, i denti d'ebano et le ciglia d'avorio".

Rimasta vedova nel 1519, la marchesa si spense vent'anni più tardi, il 13 febbraio 1539. Come ricorda lo storico Federigo Amadei fu sepolta "nel coro interiore di S. Paola, accanto al marchese Francesco, lei consorte" che forse fu qui traslato da S. Francesco. Nel 1966 in Santa Paola fu rinvenuta una sepoltura signorile entro la quale erano due scheletri con caratteristiche assimilabili a quelle di Isabella e di Francesco. Le ossa dei marchesi sono poi purtroppo andate perdute a causa dell'incuria di chi di dovere.

(p.be.)




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